Perché i ragazzi perdono la motivazione nello studio?
Negli ultimi anni, sempre più genitori, insegnanti e professionisti dell’educazione si trovano a fronteggiare un fenomeno preoccupante: il calo di motivazione allo studio nei ragazzi tra i 10 e i 17 anni. Spesso, dietro il rifiuto scolastico, la svogliatezza o il "non ho voglia", si nascondono dinamiche complesse che meritano di essere comprese a fondo, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Come psicologo a indirizzo sistemico-relazionale, mi capita frequentemente di lavorare con adolescenti e preadolescenti che hanno smarrito l’interesse per la scuola. In questo articolo esplorerò le principali cause psicologiche di questa crisi motivazionale e le modalità di intervento più efficaci in un’ottica sistemica.
Le cause psicologiche più comuni della demotivazione scolastica
Cambiamenti evolutivi e crisi di identità
L’adolescenza è un periodo di grandi trasformazioni, fisiche e psicologiche. La ricerca di sé, il bisogno di appartenenza e l'affermazione dell'identità personale possono entrare in conflitto con
le richieste scolastiche. Lo studio può essere vissuto come un’imposizione esterna che toglie spazio alla libertà di esprimersi o sperimentarsi.
Pressioni familiari o scolastiche eccessive
Molti ragazzi si trovano schiacciati tra aspettative elevate (esplicite o implicite) e la paura di deludere. In questi casi, la demotivazione può diventare una forma di protezione, una risposta
al senso di inadeguatezza o al timore di fallire.
Relazioni familiari disfunzionali o conflittuali
Quando all’interno del nucleo familiare vi sono tensioni, separazioni conflittuali o ruoli non chiari, lo studio può diventare un campo in cui si esprimono indirettamente i disagi emotivi. La
scuola, in questi casi, diventa il luogo dove si manifesta un disagio che ha origini altrove.
Bassa autostima e convinzioni limitanti
“Io non sono portato”, “non ci riesco”, “tanto non serve a niente”: sono pensieri frequenti che segnalano una visione negativa di sé e delle proprie capacità. La mancanza di fiducia in sé può
bloccare ogni slancio verso l'apprendimento.
Disconnessione tra scuola e mondo reale
Quando lo studente non riesce a dare senso a ciò che studia o non percepisce utilità nei contenuti scolastici, è facile che l’interesse cali. Il problema non è tanto “la pigrizia”, quanto la
mancanza di significato.
Cosa può fare uno psicologo sistemico-relazionale?
L’approccio sistemico-relazionale, come si è già detto in altre pagine di questo sito, guarda all’individuo non come a un’isola, ma come a una parte integrante di un sistema più ampio: la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari. L’intervento, quindi, non si limita al singolo ragazzo, ma coinvolge — quando possibile — anche le figure significative del suo contesto. Ecco cosa è possibile fare all'interno di un percorso di counseling o di psicoterapia.
Dare spazio alla narrazione del disagio
Nel percorso terapeutico, si favorisce l’espressione del vissuto del ragazzo: emozioni, paure, aspettative, sogni. Non si parte dal sintomo (la svogliatezza), ma dal significato che esso può
avere all’interno della sua storia e delle sue relazioni.
Lavorare sulle dinamiche familiari
Spesso si coinvolge la famiglia per esplorare le dinamiche che possono alimentare, anche inconsapevolmente, il disagio. Rimettere in equilibrio le relazioni può sbloccare situazioni stagnanti.
Promuovere l’alleanza con la scuola
Lo psicologo può anche collaborare con insegnanti e orientatori, per costruire un dialogo che tenga conto delle esigenze del ragazzo e favorisca un ambiente scolastico più accogliente e
stimolante.
Rafforzare l’autostima e la consapevolezza di sé
Attraverso tecniche specifiche, si lavora per aiutare il ragazzo a riscoprire le proprie risorse, rivedere le convinzioni limitanti e riconnettersi con ciò che lo appassiona e lo fa sentire
capace.
Restituire senso all’apprendimento
Infine, uno dei compiti fondamentali del lavoro psicologico che svolgo con questa fascia d'età e con questo genere di difficoltà, è quello di aiutare i ragazzi a ricollegare lo studio con la loro
storia personale e i loro obiettivi di vita. Solo ciò che ha senso diventa davvero motivante.
Il calo di motivazione allo studio non è quindi un problema da risolvere con la forza di volontà o con la punizione. È un segnale da ascoltare, che racconta qualcosa di più profondo. In un percorso terapeutico sistemico-relazionale, si aiuta il ragazzo e la sua famiglia a ritrovare un equilibrio, a decodificare i messaggi nascosti dietro al disagio e a costruire nuovi modi per affrontare la realtà scolastica con più fiducia e serenità.
Se ti riconosci in queste dinamiche, o se stai cercando un supporto professionale per tuo figlio, puoi contattarmi per una prima consulenza. A volte basta uno sguardo diverso per riaccendere la motivazione.