Le ferite invisibili del bullismo

Il bullismo non è soltanto una dinamica scolastica o sociale: è un’esperienza traumatica che può segnare in modo indelebile l’identità di una persona, soprattutto se vissuta in età evolutiva. Le vittime spesso convivono con conseguenze emotive che vanno ben oltre il momento dell’aggressione. Ansia, depressione, isolamento sociale, bassa autostima e disturbi post-traumatici sono solo alcune delle possibili conseguenze. Comprendere questi risvolti è fondamentale per intervenire in tempo e prevenire problematiche più gravi in età adulta.

Le conseguenze psicologiche del bullismo

Molte opere letterarie hanno dato voce al dolore silenzioso delle vittime. In particolare, nel mio romanzo – incentrato sulla storia di Amaranta, una giovane ragazza di origini eritree – ho voluto raccontare cosa significhi sentirsi bersaglio di esclusione e odio, semplicemente per il colore della propria pelle. Amaranta subisce atti di bullismo da parte dei fratelli Seccafieno, ma il suo è un dolore che non grida, si nasconde. Solo Miriam, la sua migliore amica, conosce davvero la portata della sua sofferenza.

La storia di Amaranta è una storia inventata, ma rappresenta molte storie vere. In tutti i casi, il messaggio è chiaro: la sofferenza interiore, se ignorata, può trasformarsi in rabbia, autolesionismo o distruttività. Le esperienze ripetute di umiliazione non solo lacerano la fiducia negli altri, ma intaccano profondamente anche la percezione che si ha di sé. Non è raro che le vittime interiorizzino un’immagine negativa, arrivando a credere di meritare ciò che accade loro. È qui che si annidano la vergogna, il senso di colpa e l’autosvalutazione.

Nel caso di Amaranta, la svolta arriva solo quando trova il coraggio di dire la verità. Non solo per sé, ma per tutti coloro che, come lei, soffrono in silenzio. Questo atto di denuncia è anche un atto di liberazione.

Il ruolo del supporto psicologico

"Ciò che non si affronta dentro di sé, torna sempre. In forme più forti, più dure, più scure."
Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia

Affrontare le ferite invisibili del bullismo richiede coraggio e, spesso, un aiuto esterno. La psicoterapia offre uno spazio sicuro dove poter rielaborare queste esperienze, riconoscere le emozioni associate al trauma e ricostruire un’immagine di sé più sana. Non basta far cessare l’aggressione: è essenziale prendersi cura delle vittime nel lungo termine.

L’intervento psicologico può aiutare a:

  • Elaborare il trauma: parlare degli episodi subiti, in un ambiente non giudicante, riduce il loro potere emotivo e dà dignità al dolore provato.

  • Ricostruire l’autostima: molte vittime hanno interiorizzato l’idea di “meritare” ciò che è accaduto. La terapia lavora per smontare queste credenze dannose e restituire valore personale.

  • Gestire ansia e depressione: con strumenti come la mindfulness o tecniche di rilassamento, è possibile ridurre l’impatto dei sintomi e imparare a convivere con le emozioni senza esserne sopraffatti.

  • Ritrovare fiducia negli altri: la relazione terapeutica diventa un modello di relazione sana, che aiuta la persona a uscire dall’isolamento e a credere, di nuovo, nella possibilità di essere accolta.

Come diceva Victor Hugo:

Nessuno può guarire chi non osa parlare del proprio dolore.”

Ecco perché è importante insegnare, fin da piccoli, che chiedere aiuto non è debolezza, ma forza. Che parlare è un atto di coraggio. E che nessuno merita di essere umiliato, emarginato o ridotto al silenzio.

Un invito alla consapevolezza

Ogni Amaranta ha il diritto di essere ascoltata. Ogni ferita invisibile ha bisogno di tempo, cura e accoglienza per poter guarire. Raccontare, ascoltare, accogliere: questi sono i primi passi per spezzare il ciclo del bullismo.

 

Se sei un genitore, un insegnante, un educatore, o semplicemente un essere umano che vuole fare la differenza: tendi la mano. Guarda oltre il comportamento. E ricorda che dietro un silenzio, spesso, si nasconde un grido che aspetta solo di essere accolto.