In un mondo che spesso misura il valore personale attraverso la produttività e i risultati professionali, incontrare difficoltà nel lavoro può diventare fonte di disagio profondo. Non parliamo solo di stress o burn-out: dietro a una performance lavorativa compromessa, a scelte professionali poco chiare o a una carriera che “non decolla” possono nascondersi dinamiche psicologiche complesse, che spesso affondano le radici in contesti relazionali molto più ampi.
Tra gli approcci psicologici che offrono una chiave di lettura profonda ed efficace rispetto a queste difficoltà, l’approccio sistemico-familiare si distingue per la sua capacità di considerare l’individuo all’interno delle relazioni che lo hanno formato e che continuano a influenzarlo.
Oltre il curriculum: le cause profonde delle difficoltà lavorative
Le difficoltà sul lavoro si manifestano in molti modi: insicurezza, blocchi decisionali, ansia da prestazione, difficoltà nei rapporti con colleghi e superiori, scarsa motivazione, o il semplice e frustrante senso di “non trovare il proprio posto”. Ma cosa c’è sotto?
Spesso emergono cause psicologiche meno visibili:
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Pattern familiari interiorizzati: ad esempio, se nella famiglia d’origine il lavoro era visto come sacrificio, fallimento o fonte di conflitto, l’individuo può inconsciamente riproporre questi vissuti nel proprio percorso professionale.
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Lealtà invisibili: possono spingere una persona a non “andare troppo lontano” rispetto alla propria famiglia, sabotando inconsapevolmente il proprio successo per non tradire modelli familiari di riferimento.
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Ruoli appresi: essere il “mediatore”, il “responsabile”, il “salvatore” in famiglia può trasformarsi in comportamenti disfunzionali o sovraccarichi nel contesto lavorativo.
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Aspettative introiettate: il desiderio (o la pressione) di realizzare sogni non propri – come il “sogno del padre” o la “vocazione materna” – può portare a scegliere o mantenere un lavoro che non rispecchia l’identità profonda della persona.
Il contributo della terapia sistemico-familiare
L’approccio sistemico si basa sull’idea che l’individuo è parte di sistemi relazionali (famiglia, coppia, ambiente lavorativo) e che i sintomi vanno compresi all’interno di queste dinamiche. In ambito lavorativo, questo approccio può aiutare a:
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Indagare il legame tra storia familiare e vissuto lavorativo attuale
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Riconoscere pattern disfunzionali e lealtà inconsce
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Costruire una narrazione personale nuova, più autentica e libera
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Sviluppare strategie relazionali più efficaci sul lavoro
Attraverso il lavoro con il terapeuta, spesso si rielaborano messaggi impliciti ricevuti in famiglia come “devi sempre dimostrare il tuo valore”, “non farci fare brutta figura”, “non puoi fallire”. Questi messaggi, se non riconosciuti, possono alimentare ansia, auto-sabotaggio e un senso costante di inadeguatezza.
Quando chiedere aiuto
Non sempre è facile riconoscere che le difficoltà lavorative hanno radici più profonde. Tuttavia, se ci si accorge che le stesse dinamiche si ripetono nel tempo, se si sente una frustrazione costante o se il lavoro influisce negativamente sul benessere generale, può essere il momento giusto per intraprendere un percorso psicologico.
Un intervento sistemico non mira solo a “curare il sintomo”, ma a ridefinire il modo in cui la persona si racconta, si percepisce e agisce nelle proprie relazioni – lavorative e non.
Conclusione: il lavoro come specchio della nostra storia
Lavorare non significa solo “fare”. È anche esprimersi, realizzarsi, relazionarsi. Quando qualcosa non funziona in questo ambito, vale la pena fermarsi a guardare più a fondo. La terapia sistemico-familiare può offrire proprio questo: uno spazio per rileggere la propria storia, riorientare le scelte e riconquistare un senso autentico del proprio agire nel mondo.