Mercati nudi


Ci sono tornato

con la pioggia appena passata,

pozze d’acqua a schizzarmi i calzini,

per cercare quell’aria di festa

persa nella memoria dei padri.

In questo dedalo stretto di strade

toponomastica improbabile

improponibile

si rifanno vive immagini mai state mie

di uno zio senza gambe

abbanniatore di sarde sotto sale

in paziente attesa,

sulla soglia di quella Vucciria morente

del cliente e della propria fine.

E del florilegio di colori,

guttusiana memoria,

di carni appese agli uncini

di macellai da marciapiede,

non rimane che il grigio dell’acqua fitusa

su queste balate spoglie.

Li preferisco nudi

questi mercati,

spogliati degli addobbi del mito.

Li preferisco sottratti

alle fauci del poeta in vena di idilli

al pittore bulimico di acrilici

al cronista da rivistina patinata

cantori di fasti sparuti.

Lo preferisco così,

mercato personale

di chi

tra questi vicoli

ci sopravvive ancora.

Li preferisco crudi

la domenica mattina

senza tutto il firrìo di turisti intorno,

personaggi senza sporta,

uomini flash.

Li preferisco così

questi mercati amari

e bastardi di tuberi orientali,

dietro i banchi della rivendita

pelli ancora più scure delle nostre

e davanti a quelle

la nostra scorza di curiosi

che sperano miscele

tra la pasta cu suco

e la patata cambogiana

o la zucca di Cina.

Me li faccio a piedi

questi mercati intarsio di storia,

li percorro fin quasi alla fine

che non so mai dov’è

intuita solo dal diradare dei banchetti.

Mi concedo, però,

un incedere lento

ricco di soste leggere

quasi un’incertezza,

per gustarmi aromi improvvisi

di cui sconosco provenienza e nomi

per perdermi nei marroni e nei verdi delle spezie,

mia vera passione.

Polveri e sacchetti,

colori della terra

di rosmarini e noci moscate

che non oso toccare

temendo di scompaginarne l’ordine.

Tra il pepe nero e lo zafferano

scelgo il silenzio del putiaro,

discreto come le sue merci

da maneggiare con cura e precisione di farmacista.

Sazio di questo girovagare digiuno

a casa mi faccio il mio riso

bianco ma basmati

unica concessione

alla mia voglia di esotismo.

 

Palermo, 20 settembre 2009