Negli anni ho avuto modo di vivere e osservare i comportamenti di alcuni palermitani insoliti. ne ho fatto dei racconti rimasti chiusi nel cassetto. rileggendoli ci siamo accorti che avevano lo stesso stile del mio primo libro e quella sottile linea di umorismo era qualcosa che non volevo andasse persa tra la polvere di un cassetto. Fortunatamente l'editore aveva la mia stessa opinione in merito e ha deciso di darmi una seconda chance. Da come sono andate poi le cose, sono riuscito a ripagare la sua fiducia.
A partire da vicende autobiografiche, fulcro di ogni racconto, l’autore trova il modo di lanciare un accorato grido di dolore per la sua città, impantanata in una melassa agrodolce. “Resto a vivere a Palermo… forse!”, naturale continuazione del precedente “Vado a vivere a New York… e poi torno”, vuole essere una riflessione divertita sui palermitani e il loro modo particolare di intendere la vita, i luoghi di villeggiatura, il lavoro, la scuola, i rapporti con gli altri… .
La narrazione scorre veloce grazie a un linguaggio intriso di humor e di battute al vetriolo, al quale l’autore ci aveva abituato nel suo libro d’esordio. Lo sguardo, quasi rassegnato, sugli episodi ridicoli di una vita quotidiana che appartiene a tutti, fa sorridere ma ci offre anche l’occasione per riflettere su cosa dobbiamo migliorare di noi stessi. In fondo si tratta di capire se il futuro, in qualità di città europea, ci riguarda ancora oppure no.
Nascere a Palermo è un vero privilegio… giuro che non è uno scherzo. E’ un’occasione unica per sognare un mondo migliore. [...] per chi ama l’avventura, il rischio e l’incertezza, Palermo è il luogo adatto dove fare le giuste esperienze.
Perché rischiare l’osso del collo facendo rifting su corsi d’acqua impervi? Molto meglio fare la coda all’ufficio postale del centro città. Perché cercare di abbrustolirsi i piedi sui carboni ardenti? Molto meglio camminare scalzi sulla spiaggia di Mondello cercando di evitare le cacate dei cavalli. Perché alloggiare una settimana in una capanna amazzone in balìa di serpenti velenosi e di piogge equatoriali? Molto meglio andare a fare shopping, in auto, passando per Viale Strasburgo o per Via Libertà. In fondo quella che ho cominciato a scrivere può essere usata come guida per gli amanti del turismo estremo. Da noi arrivano una miriade di turisti tedeschi nel periodo autunnale, convinti che a ottobre sia estate, o forse perché sanno di avere carnagioni troppo bianche per resistere al nostro caldo torrido. Diciamoci la verità! Siamo stanchi di questo turismo pantofolaio e programmatore vorremmo, invece, essere pubblicizzati nei depliant dei tour operator nelle pagine immediatamente successive al Guatemala, alla Thailandia, alle regioni meno battute dell’Africa nera. Noi siamo una terra per i predatori, per la gente con gli attributi e non per i mammoloni. Sono nato a Palermo come mio padre, i miei figli e tutta la mia famiglia; solo mia sorella è una “fuoriuscita”, una che ce l’ha fatta ad avere sulla carta d’identità un legame con il resto d’Italia.